sguardi

Jenny guardò nella stanza

vide suo fratello

e lo trovò morto.

Guardò fuori dalla finestra

vide la strada bagnata di pioggia

e alzò gli occhi al cielo cercando il conforto di un Dio.

Guardò nelle tasche

e trovò solo la miseria che gli donarono in vita

niente monete d’oro, solo frastuono.

Guardò nella sua testa

e poteva solo scorgere l’abisso nero

dei guai che aveva incontrato.

Guardò al suo fianco,

e vide l’ombra del suo cane,

che lo seguiva con amore anche se era cenere.

Guardò infine verso l’orizzonte,

per trovare una strada,

ma vide solo un bivio lontano,

lontanissimo,

oscuro e subdolo,

che strideva come un violino.

Il giorno dell’indipendenza

Tornerai da me
Tornerai da me
L’acqua non potrà mai separarsi dalle città di mare
E la brezza dal vento che accende passioni
E colora catene di fiori
E noi sempre insieme eravamo silenziose avanguardie
Com’era bianca la neve
Che ci avvolgeva d’idrogeni e d’amore
Eri come il sole d’inverno
Che trafigge la nebbia sui monti
Forse un po’ ingenuamente
Sognavo in un mondo felice
Senza rendermi conto che troppo amore ferisce
Tornerai da me
Tornerai da me
Come il fuoco dal legno
Non puoi sapere il cuore dai sentimenti
Basta un solo pensiero
E torna di nuovo il sereno nei giorni piovosi
Non so dove ti trovi
Ma son sicura che ancora mi senti il viaggio nel tempo
Rende evanescenti le trepidazioni
Eri come il sole d’inverno
Sulla nostra vita felice
In un mondo però che ancora tradisce
Non c’è vita che non attraversi delusioni ed annebbiamenti
Dopo tante parole ci sono anche i grandi silenzi
Tornerai da me
Tornerai da me
Eri come il sole d’inverno d’inverno
Che trafigge la nebbia sui monti
Forse un po’ ingenuamente
Sognavo in un mondo felice
Non c’è vita che non attraversi delusioni ed annebbiamenti
Dopo tante parole ci sono anche i grandi silenzi

Al risveglio la realtà non esiste

Un uomo viaggiava attraverso il Caucaso, col suo cavallo dai muscoli che parevano di legno, nelle Russie lontane, attraversando il Turkmenistan e andando su e giù per le valli e le montagne, per paesi e zone disabitate, in compagnia degli animali e dei lupi.

Incontrava altri uomini, carovane, destini già segnati, e malattie sempre pronte a sconfiggerlo, ma lui camminava sui cimiteri, e si chiedeva se ancora poteva andare avanti.

Poi arrivò ad una grotta, con un femore rotto e tanti demoni nello spirito che banchettavano dentro di lui. Si fermò per sei mesi, e alcuni uomini del villaggio sottostante arrivarono con un santone, che insegnò loro come curarlo con le erbe, sino al suo risveglio.

Ma l’unico modo per capire che si dorme, è svegliarsi.

E svegliarsi, come per ogni altro tipo di lavoro su di sé, rappresenta a volte il doversi confrontare con i peggiori demoni mai visti. A volte, è più comodo e facile restare dove si è, accettare il male minore piuttosto che affrontare e scoprire se stessi.

E’ previsto uno sforzo di volontà personale. Nessuno può fare qualcosa al posto di un altro. Doveva alzarsi lui, doveva svegliarsi lui da solo, senza l’aiuto delle erbe del Santone. Delle numerose vie di risveglio proposte all’umanità, alcune sono molto differenti tra loro, tutte concordano però su un punto essenziale: la realtà non esiste. Tutto ciò che è all’esterno di noi, non esiste se non come nostra personale creazione/visione di ciò che davvero esiste. 

Pertanto, se ti vuoi svegliare, non guardare fuori di te, ma guarda dentro di te, e comincia il tuo risveglio.

C’era una volta un Re, che seduto su un sofà, prese a camminare, finì in una grotta addormentato e malato, e un giorno si svegliò.

Diceva al cantautore: racconta una canzone: la canzone incominciò…

Fascio di Luce

In questo preciso momento, la mia mente
si incontra con la luce
mi accende e mi illumina
Per la prima volta
in vita mia

poi attraversa la mia fisicità
e prende a scorrere nelle vene

ora in me scorre un fiume di luce
coi suoi affluenti capillari

e come il ghiaccio alla luce del sole
io mi fondo lentamente
ed ora
divento incandescente

come un giro in giostra

questo fascio di luce mi investe e mi annienta

mi trascolora e mi fa uscire dalla finestra

per volare verso la fonte.

67 battute al minuto

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Se io sapessi dove mettere le mani

comincerei a compiere gesti nella stanza e

potrei manomettere le corde di questo violino stridente

per accordare la mia vita col sentimento che ho dentro

se io sapessi quali parole pronunciare

libererei questa voce prigioniera

tirerei fuori tutta la mia forza per poterle dire e gridare se necessario

affinchè questa tortura finisca per lasciare spazio all’aria fresca

se io sapessi dove guardare

mi metterei alla finestra e pregherei tutti gli dei di questo universo

supplicandoli per davvero

per poter avere accanto a me per sempre la luce del mio cuore

“I Don’t Give a Fuck” – SKETCH ART

Mi misión en la vida no es meramente sobrevivir, sino prosperar, y hacerlo con pasión, compasión, humor y estilo.

La mia missione nella vita non è semplicemente sopravvivere, ma prosperare e farlo con passione, compassione, ironia e stile.

idontgiveafuck

 A volte mi guardo le mani e penso a tutte le storie che ci sono dentro. A quello che loro hanno visto e che gli occhi non sanno raccontare.

Ebbene sì: siamo tutti viaggiatori nati. Abbiamo gambe per correre e non per mettere le radici, polvere di stelle nelle vene, cartine geografiche tatuate sotto la pelle, con strade incredibili e ignote, immagini colorate e vivide negli occhi e istruzioni dentro il trolley per viaggiare fino alle galassie che si allontanano a causa delle meccaniche celesti, si, proprio quelle di Battiato! Allora cogliamoli questi segnali di vita, anche se siete all’imbrunire…

Come gli alberi nascosti per metà sotto terra con le loro radici e le montagne per metà nelle valli, ci sono alcune persone nascoste per metà nell’aria. Sono le anime più pure e delicate che il mondo possiede.
E stanno altrove.

Quanti anni hai?
Dipende dal colore del cielo, dal movimento delle nuvole e dai sogni, ma anche dalla luna e da come i miei pensieri mettono radici nell’aria.
Quasi sempre, per fortuna, ho nove anni. Perchè non si può non essere felici quando si ha l’odore del mare, la sabbia sotto le dita, l’aria e il signor vento.

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“I Don’t Give a Fuck” – SKETCH ART book by Gianluca Pontalto – Disegni, schizzi e idee.

Pendolo della coscienza

L’inestricabile alleanza e la mutua ispirazione tra arte, scienza e mistica sono definite dall’immagine del pendolo dello scienziato israeliano Itzhak Bentov, dalla sua teoria della continuità del Big Bang generatore dell’universo e della meccanica di una coscienza che oscilla tra concentrazione ed espansione, tra visibile e invisibile, nei segreti del cosmo.
L’immaginazione è importante, è essenziale anche (ma non solo) nella ricerca scientifica altrimenti si riproducono le cose che già esistono. I matematici, quando devono enunciare un teorema, devono capire l’enunciato prima che sia dimostrato. Feynman, il grande fisico, quando si confrontava con i matematici, riusciva a capire le loro formule in un solo modo. Traduceva progressivamente quelle formule in un oggetto e più l’oggetto era verosimigliante, più diventava un’autentica metafora delle formule matematiche.

Credo che in modo analogo funzioni la ricerca espressiva e artistica, una ricerca delineata come “fuoco interiore”, un pendolo che traccia segni su carta antica, mosso dall’immaginazione che elabora i dati provenienti da “certi domini estremi della coscienza”, per sua stessa definizione.

Incandescenze

“INCANDESCENZE” – 2019 – Gianluca Pontalto –

“Lontano su nebbiosi mari gelati in antri oscuri e desolati.
Partir dobbiamo, l’alba scordiamo, per ritrovare i fuochi incantati.
Ruggenti dune sulle vette dei venti spengono il pianto nella notte.
Il fuoco ardeva fiamme spargeva, alberi accesi torce di luce”.

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