Al risveglio la realtà non esiste

Un uomo viaggiava attraverso il Caucaso, col suo cavallo dai muscoli che parevano di legno, nelle Russie lontane, attraversando il Turkmenistan e andando su e giù per le valli e le montagne, per paesi e zone disabitate, in compagnia degli animali e dei lupi.

Incontrava altri uomini, carovane, destini già segnati, e malattie sempre pronte a sconfiggerlo, ma lui camminava sui cimiteri, e si chiedeva se ancora poteva andare avanti.

Poi arrivò ad una grotta, con un femore rotto e tanti demoni nello spirito che banchettavano dentro di lui. Si fermò per sei mesi, e alcuni uomini del villaggio sottostante arrivarono con un santone, che insegnò loro come curarlo con le erbe, sino al suo risveglio.

Ma l’unico modo per capire che si dorme, è svegliarsi.

E svegliarsi, come per ogni altro tipo di lavoro su di sé, rappresenta a volte il doversi confrontare con i peggiori demoni mai visti. A volte, è più comodo e facile restare dove si è, accettare il male minore piuttosto che affrontare e scoprire se stessi.

E’ previsto uno sforzo di volontà personale. Nessuno può fare qualcosa al posto di un altro. Doveva alzarsi lui, doveva svegliarsi lui da solo, senza l’aiuto delle erbe del Santone. Delle numerose vie di risveglio proposte all’umanità, alcune sono molto differenti tra loro, tutte concordano però su un punto essenziale: la realtà non esiste. Tutto ciò che è all’esterno di noi, non esiste se non come nostra personale creazione/visione di ciò che davvero esiste. 

Pertanto, se ti vuoi svegliare, non guardare fuori di te, ma guarda dentro di te, e comincia il tuo risveglio.

C’era una volta un Re, che seduto su un sofà, prese a camminare, finì in una grotta addormentato e malato, e un giorno si svegliò.

Diceva al cantautore: racconta una canzone: la canzone incominciò…